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Il diritto al gioco

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I bambini fanno tutto giocando...ma nulla per gioco.

 Maria Montessori in "La mente del bambino" sosteneva:
"I sensi, essendo gli esploratori dell'ambiente, aprono la vita alla conoscenza. I materiali per l'educazione dei sensi sono offerti come una specie di chiave per aprire una porta all'esplorazione delle cose esterne, come un lume che fa vedere più cose e più particolari che al buio non si potrebbero vedere'


Offrire ai bambini fin dalla nascita,  oggetti e giochi in materiali naturali è molto importante per la loro crescita, per l'esplorazione del mondo e lo sviluppo della loro creatività.
Toccare un materiale piuttosto che un altro, essere avvolti in sensazioni piacevoli di bellezza e calore fa la differenza nello sviluppo percettivo del bambino, che così impara attraverso i sensi a conoscere, sperimentare ma soprattutto a conoscere se stesso.

Spesso questo aspetto è sottovalutato nelle proposte educative e di gioco.
Il gioco viene interpretato come un qualcosa di superficiale, un passatempo e si dà invece per scontato il valore educativo e terapeutico del gioco.


Nel linguaggio corrente la parola "gioco" indica un'attività gratuita, più o meno fittizia che procura un piacere di tipo particolare. Questa attività è anche chiamata ludica, termine che deriva dal latino ludus=gioco.

Il gioco è significativo per lo sviluppo intellettivo del bambino, perché il bimbo, quando gioca, sorprende se stesso e nella sorpresa acquisisce nuove modalità per entrare in relazione con il mondo esterno. Nel gioco il bambino sviluppa le proprie potenzialità intellettive, affettive e relazionali..

A secondo dell'età, il bambino nel giocare impara ad essere creativo, sperimenta le sue capacità cognitive, scopre se stesso, entra in relazione con i suoi coetanei e sviluppa quindi l'intera personalità.


Al di là delle diverse correnti di pensiero, risulta evidente come il gioco sia altamente significativo per la crescita del bambino, perché svolge una funzione strutturante dell'intera personalità.

Il gioco ha un alto valore evolutivo, perché stimola cognitivamente il bambino e permette l'accesso al suo mondo interiore.


Oggi tutti i documenti internazionali affermano il diritto al gioco del bambino che viene proclamato come bisogno prevalente e vitale dell'infanzia, motivato da esigenze e implicazioni di ordine fisiologico, psichico, spirituale e sociale e basato sul riconoscimento della pienezza umana in ogni fase della vita.

Il Gioco sostiene lo sviluppo affettivo, cognitivo e sociale del bambino.
Ecco perchè è importante scegliere ciò che si offre ai bambini per giocare in modo attento e porre anche attenzione alle esigenze che ogni bambino ha nelle diverse fasi di vita: i giochi adatti per un bimbo neonato sono diversi ovviamente da quelli che offriamo a un bimbo più grandicello.
 
Le varie modalità di gioco sono legate allo sviluppo emotivo del bambino e vanno via via modificandosi con l'età, per questo sono rivelatrici del suo equilibrio psichico.

Si possono individuare le varie tappe dello sviluppo ludico:

0 - 1 anno

Il gioco comincia fin dai primi mesi di vita. Esso è fondamentalmente fonte di sensazioni piacevoli ed è finalizzato alla ricerca di una serie di sensazioni che gratificano e arricchiscono il SÉ che si sta strutturando mano a mano.

Inizialmente il bambino gioca con il proprio corpo o con il corpo della madre che, di fatto, è il loro primo compagno di giochi, ma tutti gli oggetti che lo circondano attraggono la sua attenzione. Sono giochi come: agitare le mani, muovere le gambe, accarezzare il proprio corpo e quello della madre. Queste attività si caratterizzano per il carattere esplorativo e ripetitivo delle azioni, che serve al bambino per imparare a distinguere fra il SÉ e il NON-SÉ, per fargli capire dove finisce lui e inizia la madre, percepita come parte di sé.
2 anni
Con l'inizio del secondo anno il bambino si trova di fronte al problema della separazione dalla madre e le conseguenti ansie d'abbandono.
Il gioco può diventare espressione di questi problemi come ha ben evidenziato Freud nel suo saggio "Al di là del principio del piacere" in cui racconta che il nipote Ernst di diciotto mesi aveva un rocchetto di legno intorno a cui era avvolto del filo; tenendolo per il filo, il bambino gettava l'oggetto oltre la cortina del suo letto facendolo sparire accompagnando l'atto con un "o-o-o" forte e prolungato, (che significa, secondo la madre "via") poi tirava nuovamente il rocchetto fuori dal letto e, ritraendolo a sé lo salutava con un allegro "da" (che significa qui).
Questo semplice giochino, osserva Freud, che il bambino ripeteva puntualmente in assenza della madre, aveva la funzione di controllare un evento spiacevole: la separazione. Il ritorno del rocchetto lo rassicurava sul fatto che la madre, anche se spariva, sarebbe poi ricomparsa.
In ogni caso il giochino rappresenta un meccanismo di difesa da parte del bambino, dall'angoscia provocata dalla separazione egli ricava un giochino da cui riesce a trarre sollievo.
Freud osserva che una delle funzioni tipiche del gioco infantile è la riproduzione attiva e ripetuta di esperienze frustranti allo scopo di padroneggiare e superare il trauma, chiama questo fenomeno coazione a ripetere.
3 anni
In questa età emergono secondo Freud giochi che rivelano la dinamica edipica che il bambino affronta a questa età. I giochi possono essere di guerra, o di lotta. Compaiono i primi giochi di socializzazione, il bambino è interessato a giocare con altri compagni, in particolare, prova piacere ad imitare il comportamento degli adulti, gioca ad essere mamma o papà indossando i loro abiti.
4 - 5 anni
In questo periodo i giochi sono espressione delle dinamiche interne che il bambino sta vivendo quali il gioco della bambola, il gioco del dottore, il gioco a nascondino, attraverso questi giochi il bambino drammatizza una punizione o proibizione subita.
6 - 10 anni
Nell'età della fanciullezza i giochi diventano di gruppo e con regole, questo permette al bambino di sperimentare lo stare con gli altri attraverso giochi strutturati, le regole diventano funzionali ad un miglior funzionamento del gioco.

 
Il gioco riveste un ruolo fondamentale per lo sviluppo intellettivo: esso, infatti, stimola la memoria, l'attenzione, la concentrazione, favorisce lo sviluppo di schemi percettivi, capacità di confronto, relazioni ecc. Una carenza di attività ludica denuncia, nel bambino, gravi carenze a livello cognitivo.
J. Piaget (1937-1945) mette in correlazione lo sviluppo del gioco con quello mentale, affermando che il gioco è lo strumento primario per lo studio del processo cognitivo del bambino. Piaget, infatti, parte dalla convinzione che il gioco sia la "più spontanea abitudine del pensiero infantile".

Dal punto di vista sociale il gioco passa attraverso vari stadi:

gioco solitario:
tipico dei bambini più piccoli (pochi mesi di vita) che non si pongono in una condizione di reciprocità con gli altri. Non c'è interazione sociale.

gioco parallelo
si verifica tra il primo e il terzo anno di vita: i bambini si aiutano reciprocamente ma si tratta essenzialmente ancora di un gioco individuale.

gioco sociale:
tipico dei bambini intorno ai quattro-cinque anni, età in cui comincia la fase scolastica, anche se nelle famiglie con più figli si può verificare già tra i bambini di circa due anni. C'è l'interazione sociale.

Il valore del gioco è uno dei valori principali che guidano la mia attività nel fare le mie creazioni. Il mio lavoro di educatore e il mio essere mamma mi ha sicuramente facilitato in questa attività, ma credo che sia importante non fermarsi mai, continuare a crescere, studiare, approfondire e migliorarsi.

Ho creato la casetta borsetta per bimbe/i dai 2 anni in poi.
Il bambino può far vivere all'orsetto molte avventure nella sua casetta, dove può lavarsi, dormire e cucinare. 














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L'orsetto nel cassettodiMatildeDesign byIole